Ed è lì che conosciamo il Signore. Ed è una esperienza di pace e di gioia.
Siamo oggetto del suo amore infinito, il Signore ci viene a visitare nel nostro buio, sta lì, ci dona la pace, e ce la dona facendoci vedere, mostrandoci ancora e ancora il suo amore per noi, le sue mani, il suo fianco. Solo da qui scaturisce quella gioia e quella pace che nutrono la nostra vita.
“Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi.”
Gesù si identifica con noi. Lui è stato inviato dal Padre a rivelare l’amore del Padre verso gli uomini. E noi diventiamo come Lui, siamo figli che rivelano l’amore del Padre ai fratelli. La nostra missione è la stessa di Gesù. E’ come se ci dicesse “avete il mio stesso Spirito, il mio stesso Padre, gli stessi fratelli da amare, fate come me”. Questa è la missione che affida ai discepoli, e a ciascuno di noi. E con queste parole noi diventiamo figli : è andando verso i fratelli che noi diventiamo figli del Padre che è Padre di tutti, diventiamo figli perché abbiamo l’amore del Padre. Questa è l’unica missione del Cristianesimo: trasmettere questa testimonianza d’amore. Se il Crocifisso ha una importanza grandissima per noi, non ce l’ha come segno esterno da appendere qua e là, ma è proprio per la nostra missione: avere un amore più grande di ogni odio, di ogni egoismo, di ogni male, verso tutti. È la missione del Figlio, Gesù Cristo. E’ la missione del battezzato nel Figlio, Gesù Cristo.
“Ricevete lo Spirito Santo”
Poi fa anche un gesto, respira forte e alita sui discepoli per trasmettere loro il suo respiro, il suo soffio, il suo Spirito. Quel soffio effuso sui discepoli può diventare il loro respiro. Hanno lo stesso respiro di Gesù, quando, come Gesù, sanno perdonare gli uomini e le donne che
incontrano.
Gesù chiede solo che, avendo il suo respiro, anche noi siamo capaci di perdono verso tutti… Sì perché lo Spirito di Dio si manifesta in una cosa
“molto semplice” : nel perdonare i peccati! Noi abbiamo il potere di Dio che è quello di perdonare. L’unico potere che ha Dio è quello di perdonare. Noi conosciamo tanti poteri, di tutti i tipi … Ma l’unico potere che Dio conosce è donare, perché è amore; e quando l’amore è trasgredito allora si rivela come assoluto e incondizionato e diventa “perdono”, super-dono: dono che supera ogni limite, ogni aspettativa.
E noi abbiamo tutto il potere di Dio: perdonare. E per fare questo ci dà il suo Spirito, dicendoci: “accoglilo, ricevi, accogli il mio amore, che io da
sempre ho per te e vivi di questo, diventi anche il tuo stile di vivere”.
Perché se ho l’amore del Padre e del Figlio, necessariamente perdono ai fratelli ; se non li perdono non ho l’amore del Padre che ama tutti come figli; non ho l’amore del Figlio che ama tutti come fratelli.
Non è facile, non è scontato. Ma questo è il cammino: aprirci alla prospettiva del perdono, sempre. Sempre il Signore sta in mezzo, al centro, delle nostre paure e dei nostri fallimenti per ridirci “pace a voi”.
Perché sicuramente è la nostra esperienza più vera: la vita si apre ad una speranza gioiosa dove c’è perdono, se no … sarà solo un susseguirsi di gesti spietati. E se non perdoniamo, non saranno perdonati i peccati. Non perché Dio non perdoni, Dio perdona sempre, ma qui ora abbiamo noi il potere di perdonare, e ciò che noi non perdoniamo, non è perdonato. Di fatti posso vendicarmi, posso far di tutto per perpetuare il male. …e poi avere anche la sfacciataggine di domandarci: dov’è Dio?
E Lui a ripeterci al centro, dentro le nostre porte chiuse: Io sono qui, inchiodato sulla Croce… e tu? Io sono qui, a donarti il mio respiro che è vita perché è perdono… e tu con che respiro vivi? Dobbiamo perdonare o ritenere i peccati? Sembra una contraddizione. I termini “rimettere” o “ritenere” sono due termini opposti, come entrare e uscire, che indicano la totalità del potere. Abbiamo tutto il potere del perdono, quindi usiamolo!
Se non lo facciamo sprechiamo il dono di Dio in noi! Questo è il primo senso del testo. Perché Dio è soltanto perdono; se non perdoniamo tagliamo il circuito della vita che Dio continua a donare al mondo …e noi stessi ci tagliamo fuori.
Quindi abbiamo a fare i conti con una grossa responsabilità, quella di perdonare sempre, comunque. Ma la comunità può avere il potere di “
ritenere i peccati” : dichiarare quando il peccato non è stato perdonato. Uno che abbia ammazzato o rubato dice: “ho fatto bene e fessi sono coloro che si fanno derubare e si fanno ammazzare!” Questo peccato non è perdonato.
Il peccato rimane, ma non per condannare la persona, per farle prendere coscienza del male che ha e che fa, in modo che ne possa uscire. Perché quella persona possa vivere un momento di verità e di giustizia guardando negli occhi chi ha ucciso e defraudato, per far percepire che la vita è sprecata e spregevole se è vissuta da “non
figlio” , da “non fratello”. Esiste anche questo potere di denuncia del peccato, sì! è un grande atto di misericordia dire che il male è male.
Perché il bene, l’amore che nutre la speranza e che salva, è decisamente un’altra cosa!