“Il digiuno che ci è chiesto”
Riguardo a questa emergenza sanitaria, al momento non abbiamo notizie precise in merito ai prossimi giorni, sappiamo che dal Ministero è venuta una ulteriore indicazione restrittiva e siamo in attesa di quelle che saranno le disposizioni della Regione e della Diocesi.
Vivere nell’incertezza non piace a nessuno, ma questa è la vita. Ci sono persone, anche Sacerdoti, che fanno altre scelte; noi rispettiamo la scelta che ciascuno fa secondo la propria coscienza ma ci sentiamo cittadini di questo nostro territorio e quindi rispettosi delle indicazioni che le autorità competenti ci forniscono. E’ per questo che restiamo nell’incertezza: per non creare ulteriore confusione e perché le nostre azioni siano conformi con le indicazioni Diocesane.
Qualcuno, in questi giorni, sta dicendo che la Chiesa si presenta debole, anche di fronte alle istituzioni, perché non si impone con i propri riti, con le proprie decisioni. Noi [presbiteri e presidenza del Consiglio pastorale unitario del piovese, ndr] riteniamo invece che questa scelta dei nostri Vescovi sia una scelta rispettosa, una scelta di cittadini cristiani che si sentono parte piena di questa comunità civile. Noi cristiani non siamo una cosa “alternativa”, non siamo un “potere alternativo” a questo nostro mondo.
Guardiamo invece a questi giorni particolari con occhi di fede. Spesso andiamo in cerca di cosa Dio vorrà da noi ma talvolta abbiamo gli occhi chiusi di fronte alla realtà che ci sta di fronte. Forse Signore in questo particolare momento ci sta chiedendo di vivere la fede in maniera “altra”, magari meno legata alle celebrazioni liturgiche – che restano comunque fondamentali, importanti, fonte della nostra vita. Forse davvero oggi il Signore ci sta chiedendo di vivere nella quotidianità quella fede che proclamiamo, che diciamo di avere.
In questi giorni nessuno ci vieta di pregare, nessuno ci vieta di fare opere di carità, nessuno ci vieta di crescere nell’amorevolezza reciproca, nell’ascolto, nella tenerezza tra fratelli e sorelle. Questo probabilmente è il digiuno che ci è chiesto, un digiuno che non abbiamo scelto, un digiuno che non volevamo ma che la realtà ci propone come una opportunità. Ringraziamo quindi il Signore, davvero, con tutto il cuore anche per questo momento che non sappiamo bene che contorni abbia ma che sappiamo essere un ‘tempo di Grazia’. Non vogliamo viverlo con un senso di sconfitta, di silenzio, di paura ma come un momento in cui il Signore ci chiede di guardare oltre e di fare “altre cose”, più profonde, forse, più vere, forse. Ed è per questo che ci diciamo un grazie reciproco: per questo sguardo di fede che ci aiuteremo ad avere, gli uni per gli altri, giorno dopo giorno.